Più Allegri di Sarri

Roberto Beccantini12 dicembre 2016

Porto-Juventus fu la finale di Coppa delle Coppe 1984, a Basilea. E fu anche la partita rinviata dall’Uefa dopo l’attacco agli Usa dell’11 settembre 2001: si recuperò in ottobre e finì 0-0. Nei play off ha eliminato la Roma: 1-1 in casa, 3-0 all’Olimpico. Nel girone, si è piazzato dietro il Leicester, demolito per 5-0.

Il calcio portoghese è campione d’Europa e, dunque, va preso con le molle. Inoltre, da qui a metà febbraio manca una vita, e molto potrà succedere. Tutto ciò premesso, non si può non riconoscere alla Juventus i favori del pronostico. Soprattutto, se saprà crescere attorno a Dybala come ha dimostrato nella coda del derby.

Gli ottavi di Champions fissano, per tradizione, il passaggio dalla fase a gironi all’eliminazione diretta. Tutta un’altra cosa: e, spesso, tutta un’altra storia. E’ andata peggio al Napoli. Il Real è sempre il Real, anche se gli mancherà Bale, l’ultimo «Rambo». Il quarto pallone d’oro a Cristiano Ronaldo, la «zona Ramos» non meno suggestiva della «zona Cesarini», un allenatore come Zidane: sono i campioni in carica, i blancos, e non perdono da 35 partite.

Il Napoli ha un gioco verticale, rapido, che può mettere in crisi chiunque. Anche il Real. Per scalare la montagna, dovrà dare il massimo. Il recupero di Milik si annuncia prezioso. Real-Napoli andò in onda ai tempi di Maradona. Stagione 1987-’88, primo round. Al Bernabeu, squalificato, si giocò a porte chiuse: 2-0. Al San Paolo, strapieno, l’avvoltoio (Butragueno) replicò a Francini: 1-1 e buona notte ai suonatori.

Questo per concludere, il mio borsino: Manchester City 60% Monaco 40%; Real Madrid 60% Napoli 40%; Benfica 45% Borussia Dortmund 55%; Bayern 51% Arsenal 49%; Porto 45% Juventus 55%; Bayer Leverkusen 45% Atletico Madrid 55%; Paris Saint-Germain 30% Barcellona 70%; Siviglia 55% Leicester 45%.

Sonni d’oro

Roberto Beccantini7 dicembre 2016

Primi, dunque. Sia il Napoli sia la Juventus. E allora? Lunedì, nel sorteggio degli ottavi, potranno pescare Paris Saint-Germain, Benfica (solo la Juventus), Manchester City, Bayern, Bayer Leverkusen, Real Madrid, Porto e Siviglia (solo il Napoli). Viceversa, hanno evitato Arsenal, Barcellona, Atletico Madrid, Monaco, Borussia Dortmund e Leicester. Ma allora conveniva arrivare secondi, già sento brontolare. Così ragionano i pavidi. La Champions comincia dall’eliminazione diretta. Andata fuori, ritorno in casa: alè. Attenzione: da qui a metà febbraio c’è di mezzo il mercato. Potrebbe essere un problema, più che una soluzione.

Un bottiglione di sonnifero, ecco cos’è stata Juventus-Dinamo. Capisco l’esigenza di preservare energie in vista del derby, ma proprio per questo sarebbe stato meglio darci dentro subito e russare dopo. E’ difficile che – nel calcio, almeno – gli ultimi riescano a essere i primi: alla Dinamo non si poteva chiedere di più di quello che ha fatto, un catenaccio mobile, quasi dolce, in attesa di quei Tartari che i tenenti Drogo di Zagabria tanto temevano ma che sarebbero arrivati nella ripresa, non prima.

Il ritmo era di una lentezza esasperante, Higuain sfiorato da servizi che sembravano pallottole sparate alla cieca; Mandzukic non più umanamente marziano; Asamoah quantum mutatus ab illo; Lemina, Pjanic e Marchisio ciondolanti, Cuadrado in edizione «uffa». Insomma: sonni d’oro, al di là degli strilli di Allegri e dei brusii dello Stadium.

Il lampo di Higuain, la sgrullata di Rugani (tra i migliori, con Lemina) e l’epifania di Dybala (dodici minuti) hanno scongiurato l’abbiocco generale. Non credo che il passaggio al rombo sia stato cruciale. I croati sono calati, i Tartari sono arrivati. Punto.

Con personalità

Roberto Beccantini6 dicembre 2016

D’accordo, il «massacro» di Kiev aveva trasformato la sfida di Lisbona in un alterco condominiale con in ballo «solo» il primo posto del girone, ma in casa giocava il Benfica, non il Napoli. E il Napoli ha vinto con pieno merito. Agli ottavi di Champions in prima classe. Complimenti. Questa sera tocca alla Juventus. Già qualificata, ospita la Dinamo. Per perdere la «testa», dovrà perderla in senso letterale.

Due su due, dunque. Come un anno fa, anche se non proprio: Juventus e Roma si classificarono seconde. Allegri dietro il Manchester City, Garcia (c’era ancora lui) dietro il Barcellona. Cosa sposti l’ordine d’arrivo, lo sapremo lunedì, giorno del sorteggio. E comunque: bisogna far paura, non aver paura.

Di solito, sono i calcoli che ci fregano. Questa volta, hanno fregato il Benfica. Non è mai facile vincere in trasferta, tanto meno allo stadio da Luz. Del Napoli, ho apprezzato la personalità. Sempre sul pezzo, nella luce del fraseggio e nel grigio dei cali (uno, soprattutto: Albiol, a giochi fatti). Insigne alla Dybala è stato prezioso; e l’ingresso di Mertens, addirittura determinante: assist a Callejon e raddoppio in punta di dribbling.

Non era un girone terribile, ma non è che l’esperienza europea del Napoli – di questo, almeno – fosse una montagna. Con Milik in campo, due vittorie: 2-1 a Kiev, 4-2 al Benfica. Senza, una sconfitta (2-3 con il Besiktas), due pareggi (1-1 a Istanbul e 0-0 con la Dinamo) e il successo di Lisbona. Sarri ci ha provato con Gabbiadini e con la banda Bassotti (Callejon-Mertens-Insigne). Hamsik, lui, non si discute. Diawara ha sfrattato Jorginho e Zielinski non sarà Allan ma spesso gli viene preferito.

Per vincere, il Napoli non ha alternative. Deve giocare meglio dell’avversario. Come ha fatto con Inter e Benfica. Indizi curiosi, in attesa di riavere il suo Armadio.